Sul blending
di Gabriele Zippilli
La progettazione di un sigaro per me parte dal campo e, dunque, l’idea di assemblare un materiale acquistato o ricevuto da terzi non mi soddisfa a pieno fatta eccezzione tabacchi dalle caratteristiche uniche o provenienti da territori particolari. Ho raccontato di come curiamo ogni aspetto, dalla selezione delle linee varietali alla fermentazione, passando per la scelta dei terreni e la cura a fuoco.
Siamo animati dalla passione per il tabacco e per il territorio ove tutto è iniziato: la Valtiberina toscana.
Nel passato, il tabacco veniva raccolto e gestito dalle agenzie che lo distribuivano alle manifatture: il termine “blending” era dunque inteso come “assemblaggio” di tabacchi di provenienze regionali diverse. Questa lettura del termine, tutta italiana, è completamente errata in quanto cattura solo una piccola parte del lavoro necessario per creare le ricette dei sigari. D’altra parte, basta pensare che molti dei sigari caraibici più qualitativi sono costituiti di tabacco monorigine e, naturalmente, la fase di blending è centrale nella costruzione delle ricette, anzi coincide con quest’ultima.